torsdag 3. juli 2008

Desert places

Mi son finalmente liberata di tutte le dita in culo o quasi (chi ha letto gli altri post sa a cosa mi riferisco).
Almeno dell'essenziale.
Rimangono solo i bagagli, ma è da me farli due ore prima di andar via.
L'aereo è domani alle 17:30, uscirò di casa alle 14:30 giusto per prendermela comoda, quindi inizierò a preparare la valigia alle 11:00.
Va ancora tutto secondo i piani.
Oggi ho mangiato una misera porzione di gelato alla merda (sulla confezione c'era scritto "al cioccolato", ma della cioccolata aveva solo le tonalità) quindi ora per sopperire alla fame che imperversa ormai da diverse ore ho messo un'ottima pizza surgelata nel forno.
Non scherzo sull'ottima: mi piace davvero, parecchio.
Gesù s'è fatto "the last supper", io mi faccio "the last pizza".
Anche se spero di non crepare domani, non in un disastro aereo, men che meno crocifissa.

Il "Furby" del mio amico ha deciso di partire portando con sè il MIO caricatore del cellulare.
This means: il mio telefonino è quasi scarico e senza caricabatteria.
Dato che pure il mio senso pratico ha chiuso per ferie, non sono riuscita a usufruirne per arrivare alla soluzione del problema che un mio amico molto misericordiosamente mi ha suggerito: "visto che hai un nokia come quasi tutti: andare da un vicino e farti prestare un caricabatteria, no"?
VERO.
Le porte della conoscenza mi si sono aperte di colpo.
Vado in giro per il mio pianerottolo e suono i campanelli: pare tutti siano in ferie o assenti. Non escludo qualcuno faccia finta di non esserci: è anche una mia abitudine nove volte su dieci.
Nulla.
Vado al piano di sopra: due non rispondono, altri due sì ma non hanno il caricatore che mi serve.
Al quinto tentativo apre una vecchiaccia chiattona che guardandomi circospetta appena sentita la mia richiesta mette in moto gli ingranaggi dell'inutile cervellino per inventare in fretta e furia una scusa plausibile per non accontentarmi.
Poi i miei occhi lucidi che invocano la sua pietà riescono ad addolcire anche il mio aspetto da scaricatrice di porto e a rendere meno minacciosi i miei tatuaggi.
La vecchia løgia decide di fidarsi.
Mi da il caricatore a patto che glielo restituisca entro un'ora perchè poi ne ha bisogno lei.
Ok, mi sta bene, meglio di nulla. (Grazie stronza).

Nel pomeriggio mi sono imbattuta in un conoscente spagnolo che nonostante i sessantacinque due di picche che gli ho tirato da quando ci conosciamo, non ha abbandonato la speranza di riuscire a infilarmelo in qualche modo.
A volte vorrei rispondergli "non te la darò mai porco dio, lo capisci o no"?! Solo che son troppo buona, ed è già umiliante ricevere un due di picche senza bisogno di rincarare la dose.
Lo spagnolo in questione capisce molto bene l'italiano e diciamo che lo parla anche dignitosamente.
A volte però conia nuovi termini divertenti, che io ovviamente non mi curo di correggere: CAZZI SUOI.
Tra le chicche di oggi ho potuto catalogare "Stupidezza" (Stupidata); Tendita (Piccola tenda da campeggio); Cagna (Canna da pesca, che detta in spagnolo -caña- è sicuramente esatta, ma faccio fatica a immaginarmi lui che tenta di far abboccare un hallibut tenendo per la coda un dog de bourdeaux); Porro (Canna, questa volta intesa come joint)
Per quanto riguarda l'ultima, oscena parola, sono a conoscenza del fatto che è stata adottata anche in terra italica e la cosa non mi stupisce: quando si tratta di scimmiottare le peggio troiate siamo sempre in prima fila: "Ci fumiamo un porro"? - "No guarda, io preferisco un gambo di sedano se c'è".
"No, ma intendevo un PORRO" - "Ah, no grazie: le escrescenze cutanee non mi sballano molto".
Che obbrobrio.
Bbrrrr...

Nel complesso la definirei una bella giornatina dimmerda.
Unica parentesi di splendore, i versi a seguire:

They cannot scare me with their empty spaces
Between stars--on stars where no human race is.
I have it in me so much nearer home
To scare myself with my own desert places.

Null'altro da aggiungere.

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